POLLOCK_TECHNIC_FOCUS Jackson Pollock dal 1942 al 1947: studio degli undici dipinti della collezione Peggy Guggenheim di Venezia

Utente: Museo Peggy Guggenheim, Venezia
http://www.guggenheim-venice.it/default.html

Il laboratorio mobile MOLAB del CNR-INO ha effettuato una campagna diagnostica non invasiva in situ nell’ambito del progetto POLLOCK_TECHNIC_FOCUS – Jackson Pollock dal 1942 al 1947: studio degli undici dipinti della collezione Peggy Guggenheim di Venezia, inerente all’attività di accesso all’infrastruttura IPERION_CH.it, ora E-RIHS.it.
Le tecniche ottiche per la diagnostica dei Beni Culturali hanno acquisito un ruolo fondamentale nell’ambito del restauro e della conservazione anche grazie al requisito, essenziale dato il campo di applicazione, di essere non invasive. Le tecniche ottiche ad immagine, il cui risultato della misura, cioè, mantiene l’aspetto dell’oggetto investigato, non solo facilitano la leggibilità dei risultati, ma forniscono un’informazione esaustiva su tutta la superficie del dipinto. Tra queste la riflettografia infrarossa, ormai entrata a far parte della diagnostica di routine sui dipinti, è sicuramente tra le più conosciute. Con questa tecnica possono essere indagati molti aspetti dell’opera d’arte quali l’eventuale presenza di pentimenti e ridipinture, lo studio del disegno preparatorio, ecc.
Le tecniche di imaging multispettrale, che consistono nell’acquisire la radiazione diffusa dalla superficie investigata in intervalli spettrali stretti, sono state applicate con successo poiché consentono un’analisi spettrale e colorimetrica delle superfici, utile per la caratterizzazione dei materiali che compongono lo strato pittorico.
Lo strumento è costituito da un sistema di scansione XY che, seguendo un andamento bustrofedico, movimenta i sistemi di illuminazione e di rivelazione davanti alla superficie dipinta. La radiazione retro-diffusa dal dipinto è focalizzata da un’ottica a specchi sulla terminazione di un fascio di 36 fibre ottiche, disposte secondo una griglia quadrata di 6×6 fibre. Ciascuna fibra porta il segnale luminoso ad un rivelatore, dotato di un opportuno filtro interferenziale. L’ottica a specchi fa sì che il sistema non sia affetto da aberrazione cromatica, fenomeno consistente su un intervallo spettrale esteso come quello considerato (Vis-NIR da 395 a 2500 nm).
Nel dispositivo è presente anche un sistema di autofocus, costituito da un distanziometro ottico a triangolazione e da una slitta di movimentazione, che permette di mantenere la corretta distanza di lavoro durante tutta l’acquisizione. Il sistema è interamente controllato da calcolatore mediante un software dedicato. La massima area di acquisizione è di circa 1 m2, con una distanza di campionamento di 4 punti per millimetro. Lo scanner acquisisce contemporaneamente 16 immagini Vis (da 395 a 765 nm) e 16 immagini NIR (da 750 a 2500 nm). Lo strumento fornisce, dunque, un insieme di immagini perfettamente sovrapponibili, metricamente corrette e prive di aberrazioni cromatiche e geometriche. Ciò permette di confrontare le immagini a diverse lunghezze d’onda e di localizzare con precisione i risultati ottenuti senza dover operare registrazioni e/o interpolazioni fra le immagini.

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Posted on

November 7, 2017