MAMAN: il Mosaico di Alessandro del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Indagini diagnostiche per la conservazione

Utente: Museo Archeologico Nazionale di Napoli
http://cir.campania.beniculturali.it/museoarcheologiconazionale/

Nell’ambito dell’attività di accesso all’infrastruttura IPERION_CH.it, ora E-RIHS.it,  il laboratorio mobile MOLAB del CNR-ISTM ha partecipato al progetto di diagnostica MAMAN – il Mosaico di Alessandro del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Indagini diagnostiche per la conservazione, svolgendo una campagna analitica non invasiva in situ nei locali museali dove è conservato il mosaico oggetto di studio. La campagna diagnostica ha coinvolto quattro ricercatori impegnati sul campo per un periodo di cinque giorni di misure con tecniche analitiche selezionate in base alle problematiche evidenziate dal personale specializzato del museo propositore del progetto.

Una parte del progetto ha previsto lo svolgimento di analisi volte a caratterizzare i materiali costituenti il mosaico, sia quelli originali che quelli relativi ai restauri che esso ha subito negli anni; un’altra parte ha previsto il rilievo 3D dell’opera ai fini di documentarne lo stato di conservazione.

La prima parte ha visto impegnati i ricercatori della rete per i beni culturali dell’INFN, CHNet  e del MOLAB (CNR-ISTM).

La rete CHNet ha eseguito misure di Fluorescenza a Raggi X (XRF) a scansione utilizzando lo scanner sviluppato presso i suoi laboratori, che grazie alla sua compattezza ha permesso di raggiungere la zona dell’armatura di Alessandro (a più di 2 m di altezza), di particolare interesse per la grande varietà di colori e materiali utilizzati. Sono state acquisite mappe elementali che hanno permesso di caratterizzare sia i materiali lapidei e vetrosi delle tessere che l’intonaco presente in una lacuna. In totale è stata acquisita una decina di mappe, ognuna di qualche cm di lato; le zone per le analisi puntuali sono state scelte seguendo le informazioni ottenute dalle mappe stesse.

Per quanto riguarda il MOLAB, delle 14 strumentazioni sono state scelte quattro tecniche di indagine: la fluorescenza a raggi X (XRF), per lo studio della composizione elementare della superficie, la spettroscopie vibrazionali nel medio infrarosso in riflessione (mid-FTIR) e Raman per la caratterizzazione molecolare dei materiali costitutivi, il videomicroscopio per la raccolta di microfotografie delle aree indagate. Le indagini sono state mirate allo studio dei materiali lapidei e vetrosi delle tessere musive sia in aree originali che non (XRF, mid-FTIR, Raman), alla caratterizzazione delle malte di allettamento e delle malte di restauro (XRF, mid-FTIR, Raman), alla caratterizzazione di eventuali materiali organici applicati in superficie a scopo protettivo (mid-FTIR) e alla identificazione di possibili prodotti di degrado dei materiali indagati (XRF, mid-FTIR, Raman). In totale sono state realizzate 516 misure puntuali con le diverse tecniche analitiche e raccolte 126 microfotografie su aree selezionate rappresentative delle problematiche proposte.
Per una completa e funzionale fruizione dei dati raccolti, tutti i dati spettrali e relativa descrizione nonché le microfotografie sono stati consegnati in formato digitale all’interno di un file progetto MOVIDA, consultabile grazie all’omonimo software sviluppato dal MOLAB e disponibile gratuitamente.

Il Visual Computing Lab di CNR-ISTi ha partecipato al progetto di diagnostica MAMAN – il Mosaico di Alessandro del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, svolgendo una campagna di acquisizione 3D dell’intero mosaico.
A tal proposito sono stati utilizzati due strumenti:
– Un scanner 3D a interferenza di fase, utilizzato solitamente per oggetti medio-grandi, il quale ha fornito una copertura globale dell’intera superficie del mosaico arisoluzione di campionamento media;
– Uno scanner 3D a triangolazione, utilizzato per oggetti medio piccoli, il quale ha permesso di acquisire l’intera superficie del mosaico con una desità di campionamento estremamente alta (nell’ordine di 0.1 mm di distanza tra i singoli punti campionati).
I dati sono stati processati con l’obiettivo di creare modelli 3D ad alta qualità sia dell’intero mosaico che di porzioni dello stesso.
E’ stata quindi ottenuta un campionamento della superficie dove è possibile apprezzare le singole tessere del mosaico.
I dati 3D sono stati quindi usati per analizzare alcune situazioni di possibile rischio che il mosaico presenta. Ad esempio, le “bolle” presenti nelle parti laterali e alcune fratture già evidenziatesi durante il trasporto del mosaico da Pompei a Napoli, nel XIX Secolo.
E’ stata inoltre eseguita una campagna fotografica ad alta risoluzione, con l’obiettivo di ottenere rappresentazioni 3D che uniscano l’alto dettaglio geometrico all’alto dettaglio di colore.
Il modello 3D ottenuto potrà essere utilizzato anche come “mappa” per integrare o presentare in modo geo-referenziato le misurazioni effettuate dagli altri partner del progetto.

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